‘E’ il movimento e la fuga dell’amore che mi colpisce di questa opera.
Tutto si accende nella nudità di un’alba o di una notte stellata.
Tutto parla nel silenzio di un uomo e una donna.
Il metallo diventa albero.
L’albero diventa figura levigata da mani di artista che nel creare diventa divinità, mare e cielo.
Non c’è stanchezza in quello che vedo ma la forza artistica di un piccolo
universo che converge su due giovani che giovani rimarranno in eterno.
Il profano desiderio di toccare un’opera.
Questo provo.
E se nessuno mi vede.
Lo farò.’
(Enrico Nascimbeni)
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