Comunicato Mint 2010

Alla V edizione di  Mint
Milano International Antiques and Modern Art Fair
18-21 novembre 2010 – Milano – Giardini Indro Montanelli – Via Palestro

Adolfo Wildt  (Milano 1868-1931)  – Opere scolpite e disegnate

Il fulcro dell’esposizione verte su una rara e raffinata collezione di opere di Adolfo Wildt, MAESTRO ASSOLUTO del Novecento italiano, capace di seguire i movimenti dell’Arte internazionale del primo Modernismo.

L’opera più significativa , con  i suoi vuoti-pieni, più vicina a questo momento artistico, è senza ombra di dubbio Un Rosario, il gesso che Adolfo Wildt dona a Guido Marangoni, ‘probabilmente intorno al 1919, quando più intenso pare, nelle lettere rimaste nell’Archivio Wildt, il rapporto tra l’artista e il critico.’ (Paola Mola)

Un Rosario – MCMXV

Gesso con doratura nella treccia, altezza 37,3 cm; su base originale in legno,altezza 2 cm.
Firmato sulla spalla, dietro a sinistra, A.WILDT
Provenienza: eredi Marangoni, già collezione Guido Marangoni
Perizia: Paola Mola in data 25 giugno 2010

‘All’inizio della guerra, quando la scarsità delle commissioni e degli impegni esterni lasciava tempo allo studio e alla concentrazione, Wildt avvia con il Rosario, quella ricerca di una nuova sintesi linguistica che giungerà alla fine del conflitto all’intensità compositiva di Maria dà luce ai pargoli cristiani. L’inclinazione della testa era ancora quella del Prigione da poco terminato, e gli occhi riprendevano quelli a globo dell’Uomo antico, con le sopracciglia come cuciture, ma il titanismo delle masse in lotta andava ora ad acquietarsi nella rassegnazione d’una malinconia inguaribile.
Si raccoglievano nell’opera le figure a contorno dei suoi stessi disegni, i piani tersi di Minne, il dolore di Munch, le ondulazioni di Klimt, il bianco e oro della Fanciulla piena d’amore di Martini (presentata in gesso nel ’13 a Venezia), i lamenti delle Addolorate, quel Quattrocento che allora si chiamava “primitivo”, l’Angelico e Filippo Lippi, i lunghi colli del gotico e di Modigliani: ma tutto confluiva in una forma tanto composta e depurata da perdere all’interno qualunque citazione.
Iniziato nel 1915 come busto più ampio, il
Rosario fu ridotto, probabilmente nel 1917, fino alla leggerezza
della spalla sottile e di quel dietro totalmente astratto.

Paola Mola, giugno 2010

‘E basterà quest’opera – alla quale Wildt assegnava un ruolo ben rappresentativo nell’evoluzione del suo disegno d’artista – a creare la fama di uno scultore!’
Guido Marangoni, ‘Adolfo Wildt’ – ‘Cultura Moderna’, maggio 1931, p.262

‘…E questa testa assai bene tagliata con la squisita gracilità del lungo collo liliale e delle spalle, con l’espressione di intensità dolorosa, con la modellatura tormentata insieme e sintetica…’
Margherita Sarfatti, ‘Gli Avvenimenti’, 21 ottobre 1917

L’Orecchio

Altorilievo in marmo, 25,5 x 17 x 19,3 cm. su fondo in bronzo, 33 x 25 x 2 cm.
Firmato nello spessore a sinistra, A.WILDT
Provenienza: eredi Osvaldo Bona, Castello di Provana del Sabbione, Carignano (Torino)
Perizia: Paola Mola in data 18 luglio 2010

‘Opera originale autentica di Adolfo Wildt, in perfetto stato di conservazione, questo marmo è il solo di cui si abbia sino ad ora conoscenza. Riteniamo attendibili i ricordi familiari degli eredi Bona secondo i quali sarebbe questo il primo esemplare acquistato nel 1919 da Giuseppe Chierichetti alla Galleria Pesaro insieme con la Vittoria poi collocata nell’atrio di casa Berri – Meregalli in via dei Cappuccini 8, di cui
Chierichetti divenne comproprietario insieme a Guido Rossi appunto in quell’anno.
Paola Mola, luglio 2010

‘E guardate infine l’Orecchio. Un frammento di marmo, un padiglione lobare enorme, ingigantito – null’altro. E basta. E’ l’udito, quell’orecchio. L’Udito con tutte le sue forze e le sue possibilità gloriose. La parte che diviene tutto; la cosa che assurge a simbolo; pare una buccina, dove si raccolga in meandri di concavità in sonoro fiato del mondo. E questo senza, da parte di Wildt, alcuna tronfia ampollosità retorica, o pretensione di esegesi metafisica. Per virtù di assimilazione lirica, semplicemente, e per forza di pretti valori plastici’.
Margherita Sarfatti, Adolfo Wildt e l’Esposizione alla Galleria Pesaro, ‘Il Popolo d’Italia’, 10 febbraio 1919.

‘Sempre del 1919 è l’Orecchio, visionaria interpretazione di un citofono, che realizza per la casa di Via Serbelloni 10, progettata dal suo allievo Aldo Andreani. Wildt, che per la sua abilità nell’interpretare l’anatomia auricolare era soprannominato l’oregiatt, aveva eseguito nello stesso periodo anche un orecchio in marmo, più piccolo, ora perduto, esposto con La Vittoria alla Galleria Pesaro. Il soggetto anatomico era particolarmente congeniale all’artista, secondo cui ogni frammento del corpo poteva esprimere un “sentimento”.’
Elena Pontiggia, ‘Adolfo Wildt e i suoi allievi – Fontana, Melotti, Broggini e gli altri’
Catalogo mostra, Brescia, Palazzo Martinengo 25 gennaio – 25 aprile 2000
Skira 2000 – pp.70-73

Luminaria

Matita e carbone su carta, 90 x 131 cm.
Firmato in basso a destra A.WILDT
Provenienza: collezione eredi Francesco Widlt

Uno dei dodici disegni per un almanacco ‘Le Grandi Giornate di Dio e dell’Umanità’ uscito a Milano nel 1926 a favore dell’Opera nazionale orfani di guerra di Padre Semeria e Don Minozzi  e dell’Associazione nazionale Cesare Beccaria.

‘Che io sappia questi disegni sono destinati a rimanere disegni. Ma vi si ritrova tutto Wildt, primitivo e barocco, a un tempo deformatore – volutamente – per la maggiore emotività espressiva, ma entro termini bene definiti da una modellatura precisa, rigorosa, che sembra obbedire a regole ignote di un ignoto accademismo. Nella prima serie, che va dalla rappresentazione del Caos al riposo dopo la grande opera, domina la maschera del Creatore, suscitatore di luce, di ordine e di vita con lo sguardo, con la volontà, con l’alito. Soggetto tale da far tremare le vene e i polsi a qualsiasi grande artista, e che tuttavia Adolfo Wildt ha saputo svolgere con potenza di rappresentazione plastica, pur mantenendosi fedelissimo nei riguardi della enunciazione biblica.’…
D. Bonardi, ‘Il Secolo’, 13 marzo 1925

Collezione di disegni e grafica

Partecipazione matrimonio Gabardi, carta pergamena,  stampa con doratura a mano, 1920

Per la madre Iddio crea il più bel bambino, penna su carta, 1920
Iscrizione al retro:
‘Alla loro felicità non posso inviare che l’augurio espresso nell’umile mio disegnino.
Ossequi A. Wildt’

Un Altare, acquaforte, 1916

Pianto sulla porta chiusa, acquaforte, 1915

Deposizione, litografia originale, la sola eseguita dall’Artista, 1929
Tiratura n. 46 di complessivi 75 esemplari

Ex libris Artemia Scheiwiller

Verrà presentata anche una collezione di quattro opere di Umberto Bellotto.

Tre sculture in ferro provenienti, come il gesso di A. Wildt ‘Un Rosario MCMXV’, dalla collezione personale di Guido Marangoni e una scultura in ferro e vetro, pezzo unico, esposta alla Biennale di Venezia nel 1914.