‘Ai nostri amici-collezionisti e ai futuri compagni di viaggio che desiderano condividere con noi la ricerca della Bellezza. Il recente ritrovamento dei due arazzi laterali del trittico (Fede) di Vittorio zecchin, che ci ha permesso di ricomporre l’opera così come appariva nella mente dell’artista prima e agli occhi del pubblico parigino poi, e di “Fragilina”, scultura in bronzo e marmo di Candoglia impregnata di poetica tenerezza, esposta nel 1901 alla Biennale di Venezia e mai più apparsa sul mercato sino ad oggi, ci ha fatto sentire l’esigenza di pubblicare questo catalogo e suggerito l’idea, per ora saggiamente imperfetta, di offrire uno spunto per una collezione di opere legate alla poetica del simbolismo e della cultura romantica, testimonianze di storia, di parole, di immagine e perchè no, di poesia e mistero.
Un sentito ringraziamento ad Alfonso Panzetta che ha generosamente contribuito alla nascita di questo progetto che ci auguriamo sia il primo di una lunga serie’.
(Daniela Balzaretti e Vassili Balocco)
‘Allestire un percorso tra poesia e simbolismo, per l’arte italiana e con l’arte italiana, è impresa semplice se si avesse a disposizione la totalità delle opere note e presenti nelle collezioni pubbliche, ma tentare di dare un contributo qualitativamente signicativo – che renda giustizia ad un momento così alto e singolare della nostra produzione artistica – pur mantenendo la propria specifica fisionomia di mercante d’arte è cosa assai difficile, onerosa ed impegnativa. Con una manciata di opere eccelse, per qualità e importanza, ci riesce però Daniela Balzaretti che, con Vassili Balocco, ha ancora ben chiaro l’originario significato della parola “antiquario”: antico sinonimo di appassionato cultore e studioso delle cose antiche, oggi troppo spesso dimenticato. Anni di ricerca, sostenuti da una selezione rigorosa e intransigente che ha imposto l’archiviazione e la temporanea rinuncia a proporre al mercato i capolavori rintracciati, hanno permesso l’allestimento di un viatico fascinoso, nel quale la Poesia diviene simbolismo e il Simbolismo si tinge di poesia.
Così, come in un surreale e animista colloquio suadente, sussurrato a fior di labbra nella penombra di un elegante salotto italiano, le opere si animano e comunicano. E allora, nella quiete di questo salotto, un marmo di arrigo Minerbi, soffuso di struggente malinconia pascoliana, mesto si confessa, dolcemente cantilenante, con lo spiritismo ideale e sublime di un elegantissimo bassorilievo di leonardo Bistolfi che ascolta, attento e concentrato, ma non perde d’occhio la tenera, rabbrividita e fragile timidezza del roseo e acerbo nudino di Emilio Quadrelli, che poco più in là, in equilibrio sull’intenso e inebriante profumo di candidi gigli in bocciolo, pare volersi avvicinare a recare un’offerta. Poco dappresso, un altro colloquio più muto e sacrale, fatto di gesti, di sguardi e di sogni: nel serico splendore degli arazzi di Vittorio zecchin, l’austera vestale, genuflessa e inviolabile, compie offerte fumiganti, rituali di Fede in una notte stellata. Tra le fronde occhiute come code di sontuosi pavoni, ammantata dai lunghi capelli bruni è assorta, rapita dalle sue stesse parole rituali, mentre distratto, lo sguardo poetico sui cieli di adolfo De Carolis si perde tra i nembi, i ricordi passati e i sogni anelati.
Le opere parlano del proprio senso, ma si lasciano percepire solamente da chi ha ricevuto il dono, rarissimo, dell’orecchio del cuore, che ascolta amoroso il silenzio dorato attingendo ad una fonte di rara bellezza.’
(Alfonso Panzetta)
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